domenica 19 marzo 2017

Tu puoi





Dio si rivolge a Caino:

Genesi 4,7

"Se agisci bene, non dovrai forse tenere (il volto) alto?
Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dòminalo (lett. PUOI DOMINARLO, LO DOMINERAI)."

Questo testo contiene una trattazione teologica già valida oltre l'episodio. Al di là del peccato particolare di Caino verso Abele, il discorso chiarisce una metodologia di Dio nell'avvertire l'uomo sul peccato.


Prima l'uomo prova una reazione di bruciore, di colpa, che fa abbassare la testa...cosa dice? 

Il problema è dentro di te:
se tu agisci bene, la testa puoi tenerla alta. Ti manca qualcosa, ti manca la
mia approvazione divina, ti manca il mio sguardo sulla tua
offerta, ti manca la comunione con me? Tu vuoi andare a testa alta, ma se non
agisci bene, stai attento, perché il peccato è accovacciato alla tua porta. 



Lo Spirito Santo fa sentire all'uomo un peso, un'insoddisfazione, cioè che non è in regola con Dio.
Questo affinchè l'uomo confessi la sua colpa, smetta di commetterla e se ne emendi chiedendo perdono.

In questo racconto, il peccato è "accovacciato alla tua porta"; terminologia animale. 


Come una belva accucciata davanti alla porta, il serpente è lì, sull’uscio di casa. Il termine tradotto con “accovacciato” è un participio che in ebraico suona
"robéts" (participio maschile – riferito al «peccato»
che è sostantivo femminile – di un verbo che vuol dire “essere accovacciato”). E' termine tecnico che fa riferimento all’immagine del peccato come un animale feroce nell’attimo che precede il balzo aggressivo. 


Robéts indica, miticamente, proprio le belve che stanno sdraiate davanti alle porte dei templi; figure mitiche entrate anche nelle nostre raffigurazioni. 





(nell'immagine, leoni sotto la colonna, o meglio, leoni stilofori, Basilica di San Zeno Maggiore, Verona)

Come le sculture romaniche che reggono le colonne davanti ai portali di tante chiese. Il fatto che reggano la colonna significa che la colonna li blocca, li domina. Sono inchiodati lì, vinti: essendo immagini del male, sono bloccati in modo tale che non possano saltare addosso alla persona. 


(nell'immagine: leone stiloforo che divora una persona,
San Leonardo in Lama Volara presso Siponto)



Questo linguaggio antico viene legato alla condizione dell’uomo e viene detto espressamente che il peccato è un robéts... è una bestia accovacciata alla tua porta. Gesù in seguito dirà che è dal cuore, dal dentro, che vengono propositi malvagi, dalla parte irredenta di noi, quella che ancora non abbiamo affidato.


La porta è il punto di incontro tra il dentro e il fuori, è lo strumento di comunicazione, si intende il rapporto tra l’interno e l’esterno, ad esempio tra quello che pensi e quello che dici, fra le tue emozioni e le tue azioni. La porta della tua vita è il momento in cui tu passi dal pensare al dire, quando hai uno stato d’animo, un sentimento e poi passi all’azione. La belva – che è
il peccato – è lì accovacciato alla tua porta, verso di te è il suo istinto.

Dunque il peccato è una bestia feroce accovacciata alla porta;
quando tu esci da te, stai attento perché ti salta addosso e ti mangia. Il peccato ha un istinto... verso di te è il suo istinto, ma tu lo puoi dominare - dice Dio all'uomo.


Tu PUOI dominarlo. Mediante la forza spirituale che Dio ti da. 
Perchè lo spirito vince la carne, perchè Gesù ha già vinto risorgendo, vincendo per noi il peccato e la morte.

L’istinto del peccato è di aggredirti come fosse una cosa estranea. E'lì, ti suggerisce cose negative (nel senso di nemiche di Dio), ha un istinto (appetitus) verso di te, ma tu puoi dominarlo (cfr Gen. 3,16).

Dio ha dato all’uomo il potere su tutte le bestie. Dice infatti
un salmo: «Camminerai su aspidi e vipere, schiaccerai leoni e draghi»
(Sal 91[90],13). Sono tutte immagini simboliche per richiamare queste idee; l’uomo deve continuamente combattere contro le forze del male e può vincere.

L’uomo non è vittima del peccato per una forza superiore, l’uomo può dominare il peccato anche se è aggredito da questa forza.

Adesso viene detto a Caino: “Il peccato ha l’istinto verso di te, ma tu lo
dominerai”. Caino ha ereditato dentro di sé il peccato.

La S. Scrittura incentra questa riflessione teologica sul fatto che l’uomo scopre in sé l’istinto del peccato, ma ha anche la possibilità di controllarlo. 


La maturità umana e spirituale sta (anche) nel diventare pastore della propria animalità e qui viene rappresentato questo compito di crescita dell’uomo. Ed eravamo ancora nel Vecchio Patto.


Nel NT, oltre alle cose dette, dopo la manifestazione completa di Gesù Cristo vincitore,
basti la spiegazione di S. Paolo in Ep. Romani cap 7 e 8....

"14 Sappiamo infatti che la legge è spirituale, mentre io sono di carne, venduto come schiavo del peccato. 15 Io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto. 16 Ora, se faccio quello che non voglio, io riconosco che la legge è buona; 17 quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. 18 Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; 19 infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. 20 Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. 21 Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. 22 Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, 23 ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra.

24 Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? 


25 Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Io dunque, con la mente, servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato.

1 Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù. 2 Poiché la legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte. 3 Infatti ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha reso possibile:

mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e in vista del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne, 4 perché la giustizia della legge si adempisse in noi, che non camminiamo secondo la carne ma secondo lo Spirito.


5 Quelli infatti che vivono secondo la carne, pensano alle cose della carne; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, alle cose dello Spirito. 6 Ma i desideri della carne portano alla morte, mentre i desideri dello Spirito portano alla vita e alla pace. 7 Infatti i desideri della carne sono in rivolta contro Dio, perché non si sottomettono alla sua legge e neanche lo potrebbero. 8 Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio.

9 Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. 10 E se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione. 11 E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
12 Così dunque fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne; 13 poiché se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con l'aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete.
14 Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. 15 E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!». 16 Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. 17 E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria."


(nell'immagine in alto, "Resurrezione" di Luca Giordano, 1665)

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