mercoledì 16 novembre 2016

Oltre la vulgata; I. Appunti di storia: il Medioevo con l'uomo al centro.

La  Creazione, miniatura francese, metà XIII sec.
" Il Medioevo era teocentrico; l'Umanesimo e l'età moderna, invece, antropocentrici".

Chiunque abbia frequentato una qualsiasi scuola superiore si è sentito ripetere questo ritornello/assioma dal prof. di storia e poi da quello di italiano, l'ha letto e riletto sul libro di testo di storiografia e poi su quello di letteratura, l'ha dovuto ripetere, imparare e studiare per l'interrogazione di entrambe le materie al punto che, ancora oggi, magari a distanza di lustri, per molti, l'unica reminiscenza circa quel passaggio della civiltà occidentale si compendia e si sedimenta in questa lapidaria sentenza.

Che, per la cronaca, è storicamente falsa, dolosamente manipolatoria e smaccatamente ideologica.
Le radici di una tale fuorviante lettura risalgono alla fine del Medioevo stesso, intorno al Quattrocento.

Riassumendo e semplificando il più possibile:
come è noto, furono proprio gli intellettuali del XV sec. a coniare, con un'accezione volutamente dispregiativa, la parola Medioevo.

Età di mezzo. In mezzo a quella antica, segnatamente latina, culmine dell'umana civiltà e modello ineguagliato estetico e culturale da imitare, e la loro, del risveglio, della rifioritura, della rinascita, appunto l'età del Rinascimento.

Se per gli Umanisti il disprezzo ed il misconoscimento dei mille anni alle loro spalle origina da un piano estetico ed approda a quello filosofico, nell'anelito di un utopico recupero del mondo classico, con il Settecento la critica si fa più strutturale e la demolizione è totale. Il secolo dei Lumi, infatti, vede nel Medioevo la summa di ogni male, incarnazione della superstizione e dell'ignoranza, del predominio politico e culturale della Chiesa Cattolica tanto odiata, del dogma sulla libera analisi dell'intelletto, delle tenebre della religione sulla luce della ragione, dell'ordine dato sulla rivoluzione, eliminato il quale l'umanità, finalmente affrancata dalle pastoie oscurantiste, avrebbe felicemente veleggiato verso le "magnifiche sorti e progressive" di leopardiana memoria.

Da lì ai nostri giorni il passo è breve. La gnoseologia contemporanea poggia su basi illuministiche, portate alle estreme conclusioni e conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.

Per confutare uno strafalcione di queste dimensioni, ricorrerò a due immagini, seguendo l'esempio del prof. Franco Nembrini, esperto divulgatore della "Divina Commedia".

Qui a fianco vi è il celeberrimo Uomo Vitruviano, di Leonardo da Vinci, che è assurto ad immagine simbolo dell'età moderna.

Lo studio architettonico che ne è alla base, infatti, pone una figura umana, nella sua realistica corporeità, al centro di un quadrato e di un cerchio, figure geometriche attraverso le quali è strutturato il mondo fisico, e ne costituisce la misura e la cifra. In una quantità impressionante di libri di testo, viene descritta la portata rivoluzionaria della nuova visione del mondo e dell'uomo che ad essa è sottesa, marcando l'antitesi irriducibile con il Medioevo, concentrato sul trascendente e l'aldilà, che sprezza, svilisce e disdegna la corporeità e la materia, nei suoi bisogni e finalità, mentre esalta e privilegia esclusivamente lo spirito (e il sottofondo borbotta dall'alto della propria superiorità: o cielo, quale orrore!).



Sugli stessi libri è pressoché impossibile, però, trovare quest'altra immagine, che fa scricchiolare tutta l'impalcatura.

Miniatura tratta dal "Liber divinorum operum", XIII sec.
Il bellissimo disegno, che rappresenta la visione dell'universo, è stato vergato da Santa Hildegarda di Bingen, monaca benedettina (e tra le altre: musicista, filosofa, consigliera di pontefici, naturalista, scrittrice), nata da nobile famiglia nella regione dell'Alsazia-Renania nel 1098, proclamata Dottore della Chiesa da Sua Santità Benedetto XVI il 7 ottobre 2012, su ordine del suo direttore spirituale, che riteneva giunto il momento in cui ella dovesse mettere per iscritto e rappresentare le visioni che l'accompagnavano dall'età di cinque anni.
Siamo in pieno Medioevo, senza ombra di dubbio, eppure, contrariamente a quanto indefessamente propinato ad intere generazioni di scolari, anche qui, come nel disegno di Leonardo, al centro vi è una figura umana, peraltro ben rappresentata nella sua fisicità.

Nessuna differenza, dunque? Al contrario! Santa Hildegarda, infatti, ci parla di un uomo non solo in posizione centrale, ma anche intimamente ed inscindibilmente collegato con l'universo nel suo insieme (si notino le acque, i venti, le stelle), che è a sua volta compreso ed abbracciato dal Dio Uno e Trino che conferisce ordine, misura e significato all'intera opera della creazione, di cui l'uomo stesso è insieme compimento e custode.

Ecco la siderale distanza, Qui c'è centralità nella relazione, armonia ed equilibrio. 
L'Uomo vitruviano, al contrario, proprio nella sua maestosa centralità è desolatamente solo, prefigurazione del delirio di sostituzione, hybris antica in salsa moderna, che da lì a poco spiccherà quel suo  folle volo di cui ben conosciamo gli effetti.

3 commenti:

  1. Bellissimo post!

    Di false idee, poi trasmesse dalla storiografia al pensiero comune diffuso, ce ne sono parecchie.

    Il medioevo è stato a lungo preteso 'oscuro', quando in quell'epoca si è avuta la vera inculturazione del Cristianesimo: infatti quest'operazione ideologica del vederlo a tutti i costi oscuro è stata introdotta da ideologi atei o paramassoni o massoni tout court.

    Umanesimo e Rinascimento, per quanto importanti per altri versi, sono state epoche in cui proliferavamo anche magia, occultismo, tentativi di scientismo che erano una sorta di contraltare malato, metafisica deviata sostitutiva della fede, al razionalismo e pretesa oggettività che si andava elaborando in nuovi sistemi.

    Um/Rinasc. non erano tanto il momento dell'uomo al centro, ma dell'uomo letto come slegato da Dio, al centro. C'era quindi qualcosa di prometeico in quell'epoca.

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  2. Molto efficace la comparazione tra le immagini.

    Sull'uomo vitruviano.....prenderlo come simbolo di un'epoca è una forzatura per almeno 2 motivi

    _Leonardo non era realmente credente ed era un eccentrico anche rispetto alla sua epoca, non la rappresentava

    _a lui interessava
    mostrare il potere dell'io di mutare la natura a propria misura, con l'intelligenza ingegneristica e il genio che indubbiamente aveva,
    "io mi rifaccio il mondo a mia immagine e somiglianza"...più hybris di quella....

    Di lì diventa simbolo dell'homo faber

    Certo che Ildegarda aveva una visione per forza di cose più completa, naturale, armoniosa, in cui il creato sorride al Creatore e viceversa, in Comunione. Il motivo per cui nell'una è così, e nell'altro no, è la fede di lei;

    ma la fede non oscura, chiarisce;
    mostra i nessi con l'Universo, non nega....

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  3. Concordo con ogni tua affermazione. E' tremendamente evidente l'intenzione truffaldina con cui si propina a scuola tanta distorsione, purtroppo.

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