mercoledì 2 novembre 2016

2 Novembre, Commemorazione dei Defunti

Il 2 Novembre si celebra la Commemorazione dei defunti, o "Festa dei morti" come si dice popolarmente. Le prime tracce della festa risalgono all'impero bizantino, mentre la scelta della data del 2 Novembre risale a Sant'Odilone, abate di Cluny, dell'ordine dei Benedettini, prima dell'anno Mille.

L'abate ordinò ai conventi cui era preposto di cantare in quella che diventerà la notte di Ognissanti. Poi si dovevano far suonare le campane per commemorare tutte le persone defunte.
Il 2 invece avrebbe dovuto essere il giorno dedicato alla S. Messa per tutte le anime del Purgatorio (1 Corinzi 3,15). In seguito, l'uso si estese a tutta la Chiesa.
In questi giorni è diffusa la visita ai cimiteri, la memoria dei propri cari scomparsi, e si sono accumulate nei secoli varie tradizioni locali.

La riforma cluniacense stabilì infatti che le campane dell'abbazia fossero fatte suonare con rintocchi funebri dopo i vespri del 1 novembre per celebrare i defunti, ed il giorno dopo l'Eucaristia sarebbe stata offerta "pro requie omnium defunctorum". Ufficialmente la festività, chiamata originariamente Anniversarium Omnium Animarum, appare per la prima volta nell'Ordo Romanus del XIV secolo.

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("il giorno dei morti", William-Adolphe Bouguereau, 1859)

L'ottica cristiana dinanzi alla morte però rimane anche in questo giorno un atteggiamento di vita. Dopo la scomparsa fisica dei nostri cari, essi sono nascosti ma presenti in Dio, in attesa della resurrezione finale.

Si pensi al potere di Cristo già in questa vita, nell'episodio della resurrezione di Lazzaro: "Lazare veni foras!", anticipo nella narrazione evangelica della Resurrezione di Cristo, e prodromo alla resurrezione di tutti alla fine dei tempi.

Ancora si presti attenzione:
_Matteo 22,32
"Io sono il Dio di Abramo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Ora, non è Dio dei morti, ma dei vivi»."

_Luca 20,38
"Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui».

_Matteo 8,21
«Lascia che i morti seppelliscano i loro morti»



L'ultimo versetto può impressionare, se non si è abituati alla logica della Parola di Dio. A qualcuno è parsa "antiumana" nel suo criticismo anticristiano (Nietzsche, per es.).
In realtà, cosa afferma Gesù lì?

«Uno dei discepoli gli disse: “Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre”. Ma Gesù gli disse: “Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti”». (Mt 8, 21)

Parole severe e inaudite pronunciate da Gesù senza apparente riguardo dei legami umani, persino quelli più sacri. L’urgenza messianica non è incomprensione o relativizzazione, ma oltrepassa e vola già al suo fine che è la vita eterna. Bisogna salvare i vivi. Non ci si può abbarbicare al dolore, crearne un santuario egoista e muto in cui sottrarsi alla vita dello spirito in un circolo vizioso interiore, nè sottrarsi allo sguardo di Dio, il Vivente.

Persino piangere i propri cari può ridursi a godimento dell’io, il vero nostro malato.
Il dolore non può edificarsi una turris eburnea in cui riposare. C’è altro dolore che incombe, quello del prossimo.
E le lacrime che sgorgano inevitabilmente sono amore che si cristallizza, nella paura della perdita, nel nostro cuore umano e caduco. Ma anch’esse possono ripiegarsi sull’io, e ci si piange addosso. Gesù è venuto anche per sanare e risolvere tutto questo, nella Sua morte e Resurrezione.

Si piange per sopportare il dolore, per la ferita subita, per esorcizzare il mistero del dolore invisibile che si radica nel profondo della nostra caducità. Ma è proprio qui che Gesù vuole il superamento della dimensione umana naturale, schiudendoci il soprannaturale e l'eternità nel Suo Nome.
Perchè nella resurrezione ha vinto la morte.

Preso nella sua radicalità il Vangelo è anche la messa in crisi di ogni certezza umana, compresa quella affettiva. Con durezza apparente, il Vangelo grida l’inaudito messaggio che l’uomo spesso non vuole comprendere, perché significherebbe per lui esporsi al pericolo, rinunciare alle proprie certezze per abbandonarsi in Dio tramite Cristo. Ma Fede è anche fidarsi e affidarsi.



(Resurrexit, sicut dixit, Alleluia!)

1 Corinzi 15,
"12 Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? 13 Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! 14 Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede. 15 Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato Cristo, mentre non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. 16 Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; 17 ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. 18 E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. 19 Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini.
20 Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. 21 Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; 22 e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo. 23 Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo; 24 poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza. 25 Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. 26 L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte, 27 perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi. Però quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa. 28 E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.
29 Altrimenti, che cosa farebbero quelli che vengono battezzati per i morti? Se davvero i morti non risorgono, perché si fanno battezzare per loro? 30 E perché noi ci esponiamo al pericolo continuamente? 31 Ogni giorno io affronto la morte, come è vero che voi siete il mio vanto, fratelli, in Cristo Gesù nostro Signore! 32 Se soltanto per ragioni umane io avessi combattuto a Efeso contro le belve, a che mi gioverebbe? Se i morti non risorgono, mangiamo e beviamo, perché domani moriremo. 33 Non lasciatevi ingannare: «Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi». 34 Ritornate in voi, come conviene, e non peccate! Alcuni infatti dimostrano di non conoscere Dio; ve lo dico a vostra vergogna.
35 Ma qualcuno dirà: «Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno?». 36 Stolto! Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore; 37 e quello che semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco, di grano per esempio o di altro genere. 38 E Dio gli dà un corpo come ha stabilito, e a ciascun seme il proprio corpo. 39 Non ogni carne è la medesima carne; altra è la carne di uomini e altra quella di animali; altra quella di uccelli e altra quella di pesci. 40 Vi sono corpi celesti e corpi terrestri, ma altro è lo splendore dei corpi celesti, e altro quello dei corpi terrestri. 41 Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro lo splendore delle stelle: ogni stella infatti differisce da un'altra nello splendore.
42 Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile; 43 si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza; 44 si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale.
Se c'è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale, poiché sta scritto che 45 il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l'ultimo Adamo divenne spirito datore di vita. 46 Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale. 47 Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo viene dal cielo. 48 Quale è l'uomo fatto di terra, così sono quelli di terra; ma quale il celeste, così anche i celesti.  
49 E come abbiamo portato l'immagine dell'uomo di terra, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste. 50 Questo vi dico, o fratelli: la carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che è corruttibile può ereditare l'incorruttibilità.
51 Ecco io vi annunzio un mistero: non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati, 52 in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati. 53 È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità.
54 Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura:
La morte è stata ingoiata per la vittoria. 55 Dov'è, o morte, la tua vittoria?
Dov'è, o morte, il tuo pungiglione
?
56 Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge. 57 Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! 58 Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, prodigandovi sempre nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore."

«1563. In molti modi le comunità parrocchiali esprimono questo senso della speranza cristiana. Per la commemorazione di tutti i fedeli defunti è consuetudine andare in processione al Cimitero e in tale occasione benedire le tombe. In questa o simili circostanze è opportuno promuovere una celebrazione con un apposito rito di benedizione.»
(dal Rituale Romano, parte III, capitolo 54, Benedizione delle Tombe nella Commemorazione dei Fedeli Defunti).
La Commemorazione dei defunti (in latino Commemoratio Omnium Fidelium Defunctorum, ossia Commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti), era anticamente preceduta da una Novena e celebrata il 2 novembre di ogni anno. Nel calendario liturgico segue la festività di Ognissanti, che ricorre infatti il 1º novembre.

1 commento:

  1. Sì, in effetti, almeno per la mia esperienza, non è per nulla facile quella frase di Gesù (lascia che i morti seppelliscano i loro morti), non tanto da comprendere razionalmente, quanto da vivere nel quotidiano, nella carne, nei pensieri, nelle azioni. Bisogna metterci sia volontà, sia umilmente chiedere a Lui che ci aiuti a non rattrappirci nel nostro fagotto di dolore, ma anche lasciare che, fisiologicamente, il tempo lenisca.
    Una preghiera per tutti i cristiani defunti, nostri cari o sconosciuti:
    Requiem aeternam done eis domine,
    et lux perpetua luceat eis;
    requiescant in pace. Amen.

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